Il suo primo proprietario terriero è stato il capitano Juan Romero de Pineda, che il 29 agosto 1689 ricevette la concessione come compenso per i servigi prestati alla corona. Pineda morì cinque anni più tardi lasciando le terre a sua figlia Juana Romero de Pineda, che nel 1702, in previsione di una dipartita che credeva prossima (sbagliando) scrisse il suo primo testamento in cui sottolineava la presenza nella zona di “alcune case di contadini e di un mulino per la preparazione della farina”. Nel 1909 fondò la piccola città (ormai scomparsa) di Media Luna, così battezzata perché situata lungo un’ansa del fiume Tercero. Prima della sua morte, avvenuta il 25 ottobre del 1915 a causa di una polmonite, Acuña fece in tempo a vedere la città di Modesto Acuña cambiare nome insieme alla stazione perché gli inglesi consideravano più logica l’esistenza di un Rio Tercero (fiume terzo) tra le stazioni di Rio Segundo e Rio Cuarto. Nell’arco degli ultimi anni questi accordi sono proliferati e il motivo risiede nei condivisi vantaggi sia per i club che per gli sponsor. L’esterno rossonero Suso è stato uno tra gli uomini mercato dell’ultima sessione, durante la quale molti club si erano fatti avanti per strapparlo alla società.
In porta si punta definitivamente su Bizzarri, mentre Polito viene scavalcato nelle gerarchie persino dal giovane slovacco Košický; la difesa si fonda sui riconfermati, destinati ad alternarsi (Stovini, Silvestre e Terlizzi al centro; Sardo, Silvestri, Sabato e Alvarez sulle corsie); a centrocampo l’altro volto nuovo è Ezequiel Carboni, mediano di rottura, reduce da quattro campionati austriaci disputati col Red Bull Salisburgo; Izco e Biagianti reclamano più spazio ma devono dividerlo con gli esperti Baiocco e Tedesco; sulla trequarti si aspettano conferme da Martinez, si auspica il rilancio di Mascara e si cerca di capire di che pasta è fatto Llama, rientrato dal prestito; in attesa che Spinesi recuperi dal proprio infortunio, per il ruolo di centravanti ci si affida a Morimoto e a due scommesse, il ventiduenne Michele Paolucci, scuola Juve, giunto in prestito e reduce da un paio di anni in A, e Gianvito Plasmati, emergente di terza serie acquistato due anni prima e poi mandato in prestito nelle categorie inferiori. A sei mesi dalla scadenza con i Dragoes, l’estremo difensore ha affermato di voler rimanere molto più a lungo di quanto preventivato, dopo essere arrivato nell’estate del 2015. Il Real Madrid dice no al Valencia per Mariano Diaz: nonostante il poco spazio riservato fin qui all’attaccante, le merengues avrebbero rispedito al mittente un’offerta pervenuta dal club del Mestalla.
Nonostante fossero gli anni d’oro del Grande Real, quello dei galacticos ante litteram, di una squadra strepitosa che riuscì a vincere cinque Coppe dei Campioni consecutive, c’era un senso di umiltà profondo nell’identità merengue, ben espresso dalle parole del più grande giocatore della storia del Real Madrid. Questo senso di umiltà si è andato lentamente nascondendo, fino al fallimento della politica “Zidanes y Pavones” (cioè campioni affermati e giocatori delle giovanili), quando Florentino Pérez ha capito che per i giocatori della cantera non poteva esserci spazio in una grande squadra globale: il Real Madrid ha semplicemente bisogno dei migliori giocatori al mondo in ogni ruolo. Allo stesso modo, però, questo senso di appartenenza sembra poter ritornare in superficie, proprio come ritornano alla Casa Blanca i giovani mandati a fare esperienza in tutta Europa. Si può dire, quindi, che Carvajal abbia costruito la Casa Blanca dalle fondamenta, ma che per tornarci ha dovuto affrontare scelte difficili, e provare il suo valore da lontano: perché scalare il settore giovanile del Real Madrid, uno dei più competitivi al mondo, in cui il livello di pressione è altissimo anche da bambini, non è sufficiente per giocare in prima squadra. La realtà è che negli ultimi 20 anni il calcio italiano ha continuato a perdere valore.
Ma in campo fa finalmente vedere il suo valore. La sfida decisiva si svolse al Camp Nou alla 27ª giornata: i capitolini riuscirono a espugnare il campo avversario con un 2-1. Nelle restanti 3 giornate un pareggio e due vittorie furono sufficienti per proclamare il Real Madrid campione di Spagna con 4 punti di vantaggio sul Barcellona. Sono infatti tantissimi i giocatori provenienti da altre nazioni che hanno segnato le vittorie della società nerazzurra. Qui basterà ricordare che è uno dei giocatori con più apodos nella storia del calcio argentino, tra cui el Optimista, el Titán e soprattutto el Hombre de la película, l’uomo del film, assegnatogli per la sua storia sofferta ed edificante ma anche per le sue apparizioni sul grande schermo. La selezione, svoltasi per teleconferenza, si concluse senza che nessuna delle 20 squadre partecipanti decidesse di puntare su López (soltanto due giocatori svincolati furono messi sotto contratto, Joseph Ngwenya dal D.C. United e Aaron Hohlbein dal Columbus Club). Il 29 maggio 2012, con la squadra arrivata quarta in campionato e a meno di un anno dal suo insediamento, lascia per attriti con i proprietari della società. Il 12 maggio 2004, a 12 anni, Carvajal venne scelto per rappresentare le giovanili alla posa della prima pietra del nuovo centro sportivo del Real a Valdebebas: fu lui, con un caschetto biondo, ad accompagnare Don Alfredo durante la cerimonia.
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